Quelques opinions sur le chanoine Aubert

 

– Owen Chadwick, dans A History of the Popes, 1830-1914, Oxford, 1998, p. 573-574.

Owen Chadwick

 

– Alberto Melloni, dans Il Corriere della Sera, 5/9/2009, repris au site Internet Museo san Pio X.

Aubert, lo storico cattolico che andava oltre le ideologie

« Non ci sono due matematiche, una cattolica e una non cattolica; così non ci sono due storie, una cattolica e una non cattolica ». Roger Aubert chiudeva in questo modo la sua prefazione al volume che nel 2000 festeggiava il centenario della «Revue d’Histoire Ecclésiastique»: ne era stato il più longevo direttore e aveva fatto diventare questo importante strumento di ricerca la più prestigiosa rivista dedicata alla storia della chiesa. Si era dimesso quindici anni fa, salutato da un volume che raccoglieva i suoi studi sul cardinal Mercier, il «prelato d’avanguardia» al quale aveva dedicato molte ricerche. Ma anche dopo il 1994 (Roger Aubert era nato nel 1914 ed era diventato prete prima della invasione del Belgio da parte della Wermacht) aveva continuato a lavorare indefessamente al Dictionnaire d’Histoire et Géographie Ecclésiastique, il grande progetto culturale del cattolicesimo francofono che l’ha dotato di strumenti di comprensione e di ricerca che umilia il piccolo cabotaggio di altri mondi e altri ambienti.

Ma l’opera più innovativa di Aubert fu il suo Pio IX , apparso come volume della storia della chiesa di Fliche e Martin e che nella Roma degli anni Cinquanta si vendeva ancora con cautela: riportare il papa sulla cui vita s’era costruita una ideologia storica della perdita del potere temporale e una lettura molto curvata dell’infallibilismo, era in quegli anni una audacia che poteva costare cara a uno storico di esemplare rigore e libertà. La Santa Sede lo aveva però onorato facendolo presidente [membro, ndr] del pontificio comitato di scienze storiche: uomo severo e mai rancoroso, Aubert aveva ricevuto poche settimane fa in omaggio un volume curato dai suoi eredi e allievi lovaniensi, nel quale hanno scritto studiosi dei più diversi paesi e orientamenti, a segnare un debito di riconoscenza che non riguarda solo i professionisti della storia della chiesa, ma tutti coloro che si rendono conto che per capire passaggi importanti del nostro tempo è necessario aver presente non ideologumeni o teologumeni su come la storia si vorrebbe che fosse, ma conoscenze serie e limpide di come la storia è. Aubert è morto all’altare come nei racconti sul santo prete; unica e commovente indulgenza allo stereotipo, in tutta la vita ».